All’Assemblea dei Soci Amaplast, che si è svolta ieri nella splendida Villa Borromeo di Cassano d’Adda, in provincia di Milano, si è tenuto un doppio intervento di grande rilevanza, con il riconfermato presidente Massimo Margaglione e l’economista Carlo Cottarelli che hanno offerto due letture complementari della situazione industriale ed economica europea e italiana.
Il presidente Amaplast, Massimo Margaglione, ha aperto i lavori con un discorso fortemente critico verso le politiche ambientali europee: “Serve una sostenibilità condivisa, non imposta. Il Green Deal e il regolamento PPWR, così come oggi concepiti, compromettono la competitività del nostro settore e rischiano di spingere l’Europa verso una desertificazione industriale”.
Margaglione ha denunciato l’onerosità del nuovo quadro normativo UE, invocando un maggiore equilibrio tra obiettivi ambientali e sostenibilità economica. Ha poi rivendicato con orgoglio i risultati ottenuti: nel 2024 il comparto rappresentato da Amaplast ha superato i 4,8 miliardi di euro di fatturato (+1,4%), con un export pari al 74%.
Infine, ha sottolineato il valore della recente nascita della Federazione Confindustria Macchine, alleanza strategica con Acimac, Acimall e Ucima, che rappresenta un comparto da oltre 18 miliardi di euro e 69.000 addetti. “Siamo più forti e più ascoltati”, ha concluso Margaglione.
Successivamente, l’intervento dell’economista Carlo Cottarelli ha offerto uno sguardo macroeconomico più ampio. Cottarelli ha ricordato che l’economia globale, dopo la pandemia e nonostante le attuali tensioni geopolitiche e commerciali, mostra segni di resilienza, ma l’incertezza è alta: “La guerra dei dazi voluta dagli Usa ha spaventato i mercati. Ma gli Stati Uniti non possono permettersi uno scontro frontale con l’Europa. Il loro vero rivale economico è la Cina”.
Per quanto riguarda l’Italia, Cottarelli ha lodato la stabilità fiscale degli ultimi anni, citando il comportamento prudente del governo e il contenimento dello spread. Tuttavia, ha lanciato un monito chiaro: “Il nostro Paese cresce troppo poco. Siamo fermi a uno 0,7% annuo, mentre Spagna, Grecia e Portogallo viaggiano oltre il 2% grazie alle riforme”.
Tra i problemi strutturali italiani: pressione fiscale troppo elevata, burocrazia opprimente, giustizia lenta, costo dell’energia e crisi demografica. “Serve volontà politica per cambiare passo. Se affrontiamo davvero questi nodi, potremmo tornare a crescere stabilmente almeno del 2% l’anno”, ha affermato.
Il filo conduttore dei due interventi è stato l’ottimismo responsabile: consapevolezza delle sfide, ma anche delle risorse per affrontarle. “L’Europa deve tornare a essere parte della soluzione, non del problema”, ha detto Margaglione. “E noi – ha concluso Cottarelli – possiamo farcela, se scegliamo con coraggio le priorità”.