Il Centro Studi MECS-Amaplast ha presentato i risultati emersi dalla quarta edizione dell’Indagine Statistica Nazionale, che analizza la struttura e l’andamento dell’industria italiana delle macchine, attrezzature e stampi per plastica e gomma.
Lo studio delinea un comparto costituito da 415 aziende che danno lavoro a quasi 14.900 addetti e che nel 2023 hanno generato un giro d’affari di 4,76 miliardi di euro (+9,4% sul 2022). La quota export media si attesta al 74%, con punte dell’86% per le aziende di maggiori dimensioni. E sono proprio le imprese che rientrano nella classe di fatturato oltre i 50 milioni (poco più del 4% del totale) a contribuire in misura preponderante al fatturato (realizzando il 31% circa di quello complessivo).
Dal punto di vista territoriale, la maggior parte delle aziende (il 53% circa) è localizzata in Lombardia, in primo luogo nelle Province di Varese, Milano e Brescia; segue il Veneto con il 14%, l’Emilia-Romagna con il 13% e il Piemonte con l’8%.
Tra le varie tecnologie di processo, un quinto della produzione totale è stato generato dal seg-mento estrusione (che nell’insieme ha registrato una progressione di circa 5 punti, sostenuta so-prattutto dalle attrezzature a valle), seguito da stampi/filiere con il 10% circa e dalle macchine a iniezione con poco meno del 9%.
Per quanto riguarda i settori clienti dei costruttori di macchinari italiani, l’imballaggio si conferma al primo posto, rappresentando il 44% del totale (27% alimentare e 17% non-food), seguito dall’automotive con il 14% e dall’edilizia (13%). Il segmento delle costruzioni ha determinato il maggiore incremento di fatturato per le aziende fornitrici di impianti, con un +28% rispetto al 2022. Crescita vicina al +20% per il packaging mentre l’automotive ha registrato una flessione di circa tre punti, così come il medicale, che nei precedenti periodi aveva registrato una performance decisamente positiva riconducibile alla pandemia.
La produzione realizzata nel 2023 dall’industria italiana delle macchine per plastica e gomma rappresenta il record storico assoluto, sostenuto in particolare dall’export che, in base ai dati Istat, nel 2023 ha toccato quota 3,59 miliardi di euro, con un balzo di quasi 11 punti sul 2022.
Il mercato interno vale 2,33 miliardi ma cala del -7,5% rispetto all’anno prima.
Nel dettaglio, l’export dei costruttori italiani risulta in progressione sostenuta verso le principali macro-aree di destinazione, in ordine di rilevanza: UE (+9%), Nord America (+18%), Asia (+8%). Più nel dettaglio, sono diversi i mercati “storici” e di rilievo verso i quali le vendite dei costruttori italiani hanno registrato una crescita a doppia cifra, per esempio: Messico (+56% circa, terzo sbocco assoluto), Francia (+19%; quarta), Spagna (+23%, settima), Turchia (+15%, ottava), Cina (+12%, quinta).
Le rilevazioni svolte dal Centro Studi dell’Associazione di categoria indicano che negli ultimi mesi del 2023 e i primi del 2024 le aziende hanno riscontrato un deciso rallentamento nella raccolta degli ordini; nel secondo trimestre si è manifestato qualche segnale più positivo, anche se il livello è rimasto non paragonabile a quello dei periodi precedenti. Il 2024 si prefigura quindi come un anno di transizione, che mediamente non darà grandi soddisfazioni agli operatori del settore.
L’incertezza del contesto internazionale da un lato e il ritardo nell’emanazione dei decreti attuativi del programma Transizione 5.0 dall’altro stanno determinando una sospensione o un ritardo della programmazione degli investimenti da parte delle aziende clienti.
(Foto di IgorKocka da Pixabay)