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Uno dei principali componenti degli pneumatici a fine uso (PFU) è il nero di carbonio, che costituisce il 20% circa del loro peso e viene utilizzato come additivo per rinforzare la gomma, aumentandone così la resistenza alla trazione e all’usura.

Il nero di carbonio può essere estratto dai PFU attraverso la pirolisi. Il nero di carbonio recuperato (rCB) può poi essere trasformato in grafite, un componente essenziale dell’anodo delle batterie al litio dei veicoli elettrici. Questo metodo, sviluppato dalla start-up cilena T-Phite, non solo favorisce il riciclo degli pneumatici, ma può anche rappresentare una pietra miliare nella produzione sostenibile di componenti delle batterie al litio.

La capacità di carica degli anodi da nero di carbonio di recupero è paragonabile a quella degli anodi da grafite convenzionale, ma il vero valore di questa innovazione, oltre al significativo potenziale di miglioramento dell’efficienza e della durata delle batterie dei veicoli elettrici, risiede nel suo contributo all’economia circolare e al minore impatto ambientale, riducendo la necessità di estrarre la grafite, che è un processo che richiede alto consumo di risorse e che è dannoso per l’ambiente.

In ogni batteria agli ioni di litio di un’auto elettrica si trovano in media 52 kg di grafite, pari al 25% del suo volume. La grafite proviene principalmente dalla Cina ed è diventata vitale con l’espansione dei veicoli elettrici.

Ogni anodo della batteria T-Phite utilizzerebbe le mescole di gomma trasformate in grafite proveniente da ben 21 pneumatici a fine uso.

(Foto di SweetBunFactory da iStock)

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