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Il quadro che emerge dai dati consuntivi sul 2023 elaborati dal Centro Studi Mecs è quello di un altro anno record: il settore delle tecnologie per la plastica e la gomma rappresentato dall’associazione di categoria Amaplast ha chiuso infatti il periodo con un fatturato pari a 4,8 miliardi di euro, miglior performance di sempre.

L’incremento rispetto al 2022 è stato del +2,8% e le previsioni dei preconsuntivi pubblicati a dicembre si sono quindi rivelate azzeccate.

“Siamo molto soddisfatti di questo risultato record”, dichiara in una nota Massimo Margaglione, Presidente di Amaplast, “di cui dobbiamo andare orgogliosi. I dati consolidati 2023, uniti al successo della nostra fiera Plast, confermano come quello delle macchine per plastica e gomma resti un segmento di punta del Made in Italy nel mondo. Se il bilancio 2023 risulta nel complesso decisamente positivo, il rallentamento manifestatosi già sul finire d’anno e la congiuntura poco favorevole del nuovo periodo preoccupano le aziende del settore ma, nonostante ciò, voglio rimanere ottimista, e la mia fiducia per il futuro non si basa su sofismi ideologici, ma sulla concreta e marmorea consapevolezza che gli italiani sono stati, nel contesto internazionale in cui ci siamo trovati nel recente passato, estremamente virtuosi”.

La crescita di questi ultimi anni sta a significare il generale buon stato di salute del settore italiano, riconosciuto nel mondo come un riferimento. Non è un caso che il record derivi in primo luogo dall’export, che nel 2023 è valso 3,59 miliardi di euro, con un balzo del +10,8% sul 2022.

Frena invece il mercato interno, che vale 2,33 miliardi ma cala del -7,5% rispetto all’anno prima.

La situazione generale di incertezza raffredda un po’ gli entusiasmi: i conflitti e le tensioni in Medio Oriente, l’innalzamento dei tassi di interesse e l’instabilità diffusa prefigurano un 2024 complicato, in cui non sarà facile performare come nel 2023. Dopo la soluzione della crisi sulla supply chain, con ordini accumulati nel 2021 e nel 2022, gli analisti prevedono una situazione di sostanziale assestamento, con qualche ombra nel breve e medio periodo che già si era addensata sul finire dell’anno scorso.

Nel dettaglio, l’export dei costruttori italiani – che continua a rappresentare una quota nell’ordine del 75% sulla produzione – risulta in progressione sostenuta verso le tre principali macro-aree di desti-nazione:
• Europa: +6,1%, con il distinguo però tra il contesto comunitario che ha registrato un robusto +9,2% e l’area extra-UE che invece ha ceduto il 4,8%;
• Americhe: +20,2%, con incrementi medi a doppia cifra sia per l’aggregazione USMCA sia per l’America Latina; trend leggermente sotto la media ma comunque positivo (+5,5%) per le vendite agli Stati Uniti (primo mercato di riferimento), dove peraltro si svolgerà, dal 6 al 10 maggio, la fiera NPE, a cui Amaplast parteciperà coordinando una collettiva di 20 aziende;
• Asia: +8,1%, come risultato di una forte progressione del Medio Oriente (+50,3%) e di un lieve rallentamento del Far East (-1,3%). In questo secondo ambito, però, la flessione non riguarda la Cina (+12,4%), dove dal 23 al 26 aprile si svolgerà Chinaplas, a cui Amaplast accompagnerà una cinquantina di imprese.

Anche le esportazioni verso il continente africano hanno registrato una forte crescita, che ha caratterizzato sia le vendite verso i mercati della fascia mediterranea (+36,0%) sia le destinazioni sub-sahariane (+31,3%). Non a caso, proprio in questo settore geografico Amaplast sta intensificando le proprie attività promozionali a favore del settore, in particolare con numerose partecipazioni fieristiche, per supportare le aziende nell’approccio a un contesto dalle grandi potenzialità.

Quanto alla merceologia dell’export di settore, si osserva una crescita a doppia cifra per tutte le ti-pologie di macchinari per la trasformazione primaria (con l’unica eccezione degli estrusori, che co-munque hanno registrato un +7%) e in alcuni casi, come quello delle macchine a iniezione e delle termoformatrici, si è verificata una decisa rimonta rispetto a un trend d’inizio anno piuttosto debole.


Il bilancio della sola compagine associativa è risultato in linea con quello del settore nel suo complesso – seppure con risultati meno brillanti dell’anno precedente – e la rilevazione svolta a inizio gennaio evidenzia come circa la metà delle imprese abbia chiuso l’anno in crescita rispetto al 2022, con oltre 30 aziende che hanno registrato una crescita del fatturato superiore al +20%. Il 43% degli associati ha subito una contrazione delle vendite e il 6% non ha registrato variazioni.

Sul fronte dell’occupazione, quasi il 40% dei Soci ha effettuato nuove assunzioni (con un gruppo di 24 imprese che ha rafforzato il proprio organico del 10% o più) e una quota analoga ha invece ridimensionato la propria forza-lavoro.

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