Anche nel corso del 2022 è stata svolta dal Centro Studi Mecs una approfondita analisi dei bilanci delle aziende associate ad Amaplast – Associazione Nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e gomma: uno strumento utile per supportare le aziende nella valutazione del proprio posizionamento competitivo e delle decisioni strategiche.
Il 93,1% delle aziende è risultato in utile nel 2021 mentre era l’84,6% nel 2020; il 58% delle aziende ha incrementato i propri margini; il settore nel suo insieme vede un’espansione dell’EBITDA di circa un punto percentuale e della stessa entità è la diminuzione media del costo del lavoro. Infine, il 56% delle imprese, una ventina in più rispetto al 2020, rientra nei “top clusters”.
Pur scontando l’inevitabile “ritardo” – dovuto ai tempi di approvazione e deposito dei documenti contabili relativi all’esercizio finanziario 2021 – e alla contemporanea mutevolezza del contesto economico e dello scenario globale, lo studio rappresenta un’interessante sintesi dei principali indicatori economico-finanziari che consentono di valutare l’andamento dell’industria italiana delle macchine per plastica e gomma.
Un settore che appare sostanzialmente in buona salute (come confermano anche le risposte raccolte nella nostra inchiesta tra le aziende, pubblicata sui numeri di Gennaio-Febbraio e Marzo) e in grado di assorbire i contraccolpi delle criticità che negli ultimi anni si sono verificate in rapida successione: in linea di massima, le imprese raggiungono infatti una buona marginalità e mantengono solidità finanziaria, pur evidenziando un basso livello di patrimonializzazione e una certa dipendenza da fonti finanziarie terze.
L’analisi comprende anche un approfondimento sui bilanci di un campione di concorrenti esteri, allargato quest’anno a una quarantina di aziende europee e asiatiche, eterogenee per merceologia. Rispetto a tali competitor, in particolare quelli europei, i costruttori italiani dimostrano di conseguire EBITDA superiori, a parità di tecnologia e produttività. Al contrario, le imprese estere sembrano in vantaggio per quanto concerne il costo del lavoro, il grado di liquidità e la patrimonializzazione.