Amaplast, l’associazione dei produttori di macchine per l’industria della plastica e della gomma, ha diffuso un preconsuntivo dell’andamento del mercato nel 2019, definendolo “poco incoraggiante”. In particolare l’associazione evidenzia il perdurare del calo delle due correnti di scambio: l’import è calato del 13,1%, totalizzando un valore complessivo di 645 milioni di euro, mentre l’export ha avuto una performance negativa dell’8,5% rispetto al 2018, per un totale di 2,16 miliardi di euro. Entrambi i dati sono riferiti ai primi nove mesi dell’anno.
Va detto che il parametro di riferimento, cioè il 2018, è stato un anno boom per il settore, spinto da una generalizzata crescita a livello globale e dall’impatto positivo del Piano Impresa 4.0, che quest’anno non soltanto ha subito modifiche per quanto riguarda l’impianto complessivo del provvedimento, ma ha probabilmente raggiunto anche una sorta di saturazione, almeno per quanto riguarda il settore gomma-plastica.
Nel complesso il 2019, rispetto al 2018, ha fatto registrare anche una riduzione del 9% della produzione e del 12% del mercato interno. Il saldo della bilancia commerciale tra export e import rimane ampiamente positivo, oltre il miliardo e mezzo di euro, ma segna un calo del 5% rispetto al 2018.
I motivi dell’incertezza del mercato risiedono, secondo Amaplast, nelle molte incognite che caratterizzano il clima economico mondiale, cui si aggiungono le annunciate a ancora non ben definite misure che mirano a ridurre l’uso della plastica e che hanno cominciato a colpire l’industria italiana produttrice di macchine. Come al solito in queste valutazioni il settore della gomma non viene distinto da quello della plastica, per cui risulta impossibile capire il suo reale andamento dai dati forniti dall’associazione.
Secondo il presidente di Amaplast, Dario Previero (nella foto), «Sulle basi dei dati in nostro possesso e dell’incertezza registrata a più livelli è difficile fare una previsione per il 2020, che potrebbe essere un anno caratterizzato da grande volatilità, a meno che non vengano definite le incertezze politiche ed economiche che hanno caratterizzato il 2019».