Skip to main content

Secondo quanto comunica l’Istat nel suo comunicato del 30 novembre, nel terzo trimestre del 2018 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017.
La stima della variazione congiunturale del Pil diffusa il 30 ottobre 2018 era risultata nulla mentre quella tendenziale era pari a +0,8%.
Il terzo trimestre del 2018 ha avuto due giornate lavorative in più del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al terzo trimestre del 2017.
La variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,9%.
Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano diminuzioni, con una riduzione dello 0,1% dei consumi finali nazionali e dell’1,1% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute rispettivamente dello 0,8% e dell’1,1%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil, con un contributo nullo per i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP) e per la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) e negativo per 0,2 punti percentuali per gli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha fornito un contribuito nullo alla variazione del Pil, mentre l’apporto della domanda estera netta è risultato positivo per 0,1 punti percentuali.

Dal lato dell’offerta di beni e servizi, si registra un andamento congiunturale positivo soltanto per il valore aggiunto dell’agricoltura, cresciuto dell’1,6%, mentre quelli dell’industria e dei servizi sono diminuiti, rispettivamente, dello 0,1% e dello 0,2%.
A commento di questi dati l’Istituto Nazionale di Statistica segnala che «la stima completa dei conti economici trimestrali indica per il terzo trimestre una diminuzione congiunturale del Pil dello 0,1%, con una lieve revisione al ribasso rispetto alla valutazione preliminare (che stimava una variazione nulla). Si tratta del primo calo dell’attività economica dopo un periodo di espansione protrattosi per 14 trimestri.
La flessione, che segue una fase di progressivo rallentamento della crescita, è dovuta essenzialmente alla contrazione della domanda interna, causata dal sovrapporsi di un lieve calo dei consumi e di un netto calo degli investimenti, mentre l’incremento delle esportazioni, pur contenuto, ha favorito la tenuta della componente estera.
L’input di lavoro è aumentato, nonostante l’andamento negativo dell’attività: le ore lavorate sono cresciute dello 0,5% e le unità di lavoro dello 0,1%».

Il confronto con le principali economie straniere indica che nel terzo trimestre, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,9% negli Stati Uniti e dello 0,4% in Francia, mentre è diminuito dello 0,2% in Germania. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 3,0% negli Stati Uniti, dell’1,2% in Germania, dell’1,5% in Francia. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,7% nel confronto con il terzo trimestre del 2017.

dati istat dil terzo trimestre 2018 industriagomma

css.php