Ogni anno in Europa si accumulano in media 3.868.000 tonnellate di pneumatici usati (tra ricostruibili e fuori uso), di cui il 92,5% viene trattato in maniera ecocompatibile tramite operazioni di reimpiego, di riciclo e altre forme di recupero. Si tratta di un risultato di rilievo per l’intera filiera industriale europea del recupero dei pneumatici usati, ma è soprattutto un significativo esempio di economia circolare, un sistema virtuoso capace di generare positivi impatti economici e ambientali e che l’Unione Europea promuove come soluzione per uno sviluppo sostenibile per il futuro del pianeta. I dati citati, riferiti all’anno 2015, emergono da un’elaborazione di Airp (l’Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) sulla base di uno studio di ETRMA (l’associazione europea dei produttori di pneumatici e articoli in gomma).
Nel dettaglio, come emerge dal grafico (vedi sotto), del totale delle tonnellate di pneumatici usati generati in Europa, soltanto il 7,8% è avviato ad operazioni di smaltimento in discarica oppure non ne si conosce la destinazione. La parte rimanente di pneumatici usati viene invece recuperata ed è così suddivisa: il 46,3% è sottoposto a recupero di materiali, il 28,4% è recuperato per produrre energia e il 17,5% riguarda pneumatici usati idonei al riutilizzo o alla ricostruzione che sono stati reimmessi sul mercato interno o esportati, principalmente per gli stessi fini.
Lo studio di ETRMA mette inoltre in evidenza come l’Europa rappresenti una delle aree più attive al mondo per tasso di recupero di pneumatici usati e come questo tasso sia aumentato costantemente negli ultimi 15 anni. Citando lo studio, Airp sottolinea come l’intera filiera del pneumatico costituisca una testimonianza concreta di economia circolare, un modello di produzione sostenibile che si pone il problema dell’uso efficiente delle risorse e delle materie prime, ma anche della maggiore riduzione possibile dello scarto, ovvero di quello che diventa un rifiuto. Nello specifico l’attività di ricostruzione rappresenta la naturale prosecuzione della vita del pneumatico nuovo di qualità ed è anche grazie ad essa che l’impatto negativo sull’ambiente del pneumatico usato è decisamente modesto.
Il ricorso alla ricostruzione, similmente a quanto avviene nelle nazioni più avanzate, dovrebbe però aumentare anche nel nostro paese (secondo le più recenti stime di Airp rese note nell’edizione 2016 del Libro Bianco sui Pneumatici Ricostruiti, la quota del ricostruito in Italia sul totale dei pneumatici di ricambio per autocarro è del 27%, che è molto inferiore al 36% dei mercati di Germania, Austria e Svizzera, al 43% della Francia e al 50% dei diversi Paesi dell’Europa del Nord). Un aumento della quota di mercato dei ricostruiti consentirebbe di sfruttare fino in fondo le valenze ambientali ed economiche della ricostruzione e contribuirebbe in modo determinante al contenimento dei costi e dei consumi energetici a beneficio dell’ambiente.