Nell’Unione Europea il settore dei pneumatici ricostruiti genera un impatto occupazionale complessivo di 32.000 posti di lavoro (di cui 19.000 nei cinque maggiori Paesi dell’UE, ovvero Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito) e contribuisce al prodotto interno lordo dell’UE con 1,9 miliardi di euro. Questi dati, riferiti all’anno 2015, emergono da uno studio della società di consulenza internazionale EY sull’impatto socio-economico del settore dei pneumatici ricostruiti in Europa, e sono resi noti nel nostro Paese da Airp, l’Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici.
Lo studio di EY mette in evidenza come il settore dei pneumatici ricostruiti costituisca una grande risorsa per l’economia europea e coinvolga direttamente e indirettamente decine di migliaia di aziende tra ricostruttori, rivenditori e consumatori (su tutti le società di autotrasporto). Un altro aspetto che emerge con forza dallo studio è il grande contributo offerto dal settore della ricostruzione di pneumatici alla sostenibilità ambientale. Rispetto alla produzione di un pneumatico nuovo a basso costo, cioè non in grado di andare oltre il suo primario ciclo di vita e quindi non ricostruibile, il processo di ricostruzione consente di far risparmiare il 70% delle materie prime e di limitare le emissioni in atmosfera di CO2 e di particolato rispettivamente del 24 e del 21%.
Tuttavia, riporta lo studio di EY, nonostante il ruolo strategico della ricostruzione per lo sviluppo sostenibile, negli ultimi anni il mercato europeo del ricostruito ha fatto registrare una notevole contrazione. Nei cinque maggiori Paesi dell’UE la quota di utilizzo di pneumatici ricostruiti sul totale del mercato dei pneumatici di ricambio per autocarro è passata infatti dal 37% del 2010 al 30% del 2015. Tale fenomeno è dovuto alla concomitanza di diversi fattori, dalle difficoltà del settore dell’autotrasporto negli anni della crisi alla crescente concorrenza sul mercato di pneumatici nuovi a basso costo, ma di qualità tale da non poter essere sottoposti a ricostruzione. Inoltre, sempre nei cinque maggiori Paesi dell’UE, sono stati 3.200 i posti di lavoro persi tra il 2010 e il 2015 nel settore del ricostruito: una tendenza negativa che potrebbe anche continuare qualora l’attuale situazione di mercato non fornisse segnali di rafforzamento.