La riserva faunistra di Dja, in Camerun, è stata creata nel 1950 e designata dall’Unesco come sito Patrimonio mondiale dell’umanità nel 1987 per il suo importantissimo ruolo nella conservazione. Al suo interno trovano infatti rifugio 14 specie di primati a rischio, tra cui anche gli scimpanzè e i gorilla di pianura occidentale. Ora però un progetto per la realizzazione di una grande piantagione di alberi della gomma rischia di minacciarla. La denuncia proviene da Greenpeace, l’associazione ambientalista, che con un ampio dossier non soltanto accusa l’Unesco di inazione, ma indica anche aspetti poco chiari in tutta la gestione del progetto (nella mappa sotto l’estensione degli attuali tagli di foresta destinati a far posto agli alberi della gomma).
L’operazione vede in prima fila la Sudcam, una joint-venture tra la società di Singapore GMG (attualmente in fase di costituzione, ne abbiamo parlato qui), controllata dal colosso cinese Sinochem, e la SPPH, una società locale che detiene il 20% delle azioni e di cui non sono noti gli azionisti. Secondo voci questi apparterrebbero alla famiglia del presidente della repubblica del Camerun.
Sudcam ha iniziato già dal 2011 un’estesa deforestazione proprio ai margini dell’area protetta, pari ormai a 5.930 ettari, di cui il 42% abbattuti soltanto dall’inizio del 2015. A parere degli ambientalisti questo costituirebbe una seria minaccia all’integrità della riserva di Dja, del tutto ignorata però dall’Unesco, che nel suo ultimo rapporto sull’area, stilato nel 2015, trascura completamente il problema, segnalando invece quello legato al bracconaggio e all’attività estrattiva di nickel e cobalto sempre effettuata nella zona. Per quella che considera un’inspiegabile omissione Greenpeace ha quindi deciso di elevare una denuncia sulla situazione. Per quanto lo scorso 14 luglio l’Unesco abbia comunque chiesto di mettere ai voti l’inserimento della riserva di Dja tra i siti patrimonio dell’umanità a rischio. Purtroppo la decisione non è stata approvata.