Skip to main content

Secondo quanto rivelato alla fine della scorsa settimana da diversi quotidiani e siti nazionali, Versalis avrebbe trovato un acquirente nel fondo americano SK Capital, che sarebbe in procinto di acquisirla sulla base di una valutazione di 1,2 miliardi di euro per il 70% delle azioni.

Giovedì scorso il cofondatore del fondo, Barry Siadat, ha confermato l’interesse all’acquisto, specificando che:

«Il nostro approccio non è di tagliare posti di lavoro né chiudere impianti. Sono paure che capisco (riferendosi ai dubbi dei sindacati italiani sull’operazione, ndr) ma si tratta di un’azienda italiana che rimarrebbe tale. Manterremmo anche i manager. La nostra politica non si ispira all’ingegneria finanziaria quanto piuttosto a una filosofia di sviluppo imprenditoriale di lungo periodo. Lo dimostra il fatto che, dalla sua fondazione, non ha mai dismesso alcuna partecipazione nell’industria chimica».

SK Capital, come si evince dal sito della società, che ha sede a New York e impiega 18 persone, per un capitale di un miliardo di dollari, ha negli anni acquisito il controllo di una serie di società attive nel mondo della chimica, la maggior parte di nicchia. Tra di esse spicca AEB, piccolo gioiello tecnologico del Bresciano, specializzata nello sviluppo di prodotti e sistemi per l’industria del vino. Tra gli altri marchi importanti controllati dal fondo spiccano Addivant, produttore di additivi, TPC Group, produttore di derivati di nicchia dell’industria petrolchimica, e Ascend, che sviluppa materiali plastici e fibre sintetiche ad alte prestazioni. L’acquisizione di Versalis da parte della società newyorchese sarebbe pertanto in linea con la sua attività principale e funzionale a integrarsi con le altre attività del gruppo.

Le perplessità delle più importanti sigle sindacali italiani sull’acquisizione riguardano la ridotta capitalizzazione del fondo rispetto all’entità dell’investimento da compiere. Il miliardo di dollari in dote a SK Capital sarebbe insufficiente a coprire il miliardo e 200 milioni di euro necessari all’acquisto di Versalis. In un’analisi pubblicata sul sito Formiche, si ipotizza però, al di là di uno sconto che Eni potrebbe accordare per valorizzare i costi di bonifica di alcuni siti che si accollerebbe il conto, che la transazione potrebbe avvenire sulla base di un investimento iniziale molto più basso, circa 200 milioni, per essere poi completata con pagamenti attraverso gli utili di gestione e il finanziamento di una banca esterna presso cui la stessa Versalis sarà impegnata a garanzia.

Della cessione di Versalis, così come di altri cespiti Eni, si era occupata a dicembre anche la trasmissione televisiva Report, in una puntata diventata famosa perché Eni aveva deciso di rispondere alle domande poste dallo staff di giornalisti di Milena Gabanelli non in tv, ma attraverso i social media. Inaugurando di fatto un nuovo modo per gestire il contraddittorio nell’arena dell’informazione.

css.php